Pisa – Teatro Verdi: Si camminava sull’Arno

La prima assoluta di una nuova opera lirica dovrebbe essere sempre salutata con grande gioia; così è stato mercoledì 22 gennaio 2014, nel Teatro Verdi pisano, quando il pubblico che gremiva la Sala Titta Ruffo ha decretato il successo di Si camminava sull’Arno, opera da camera di Marco Simoni e Fabrizio Altieri.
Il lavoro, commissionato a Simoni e ad Altieri dallo stesso Teatro e inserito nel cartellone della fortunata stagione delle Opere da Camera, prende spunto dalla grande ondata di freddo che nell’inverno del 1929 investì  tutta l’Italia e congelò persino l’Arno; ed è proprio camminando sull’Arno che Giulia, studentessa universitaria, incontra il falegname Antonio: nasce l’amore, contrastato dal nobile Riccardo promesso sposo di Giulia, che farà di tutto per intralciare le nozze tra i due giovani.


Il 1929 non è solo l’anno della “nevicata del secolo”, così come venne definita dai giornali di allora, ma anche l’anno della grande crisi economica che nasce negli Stati Uniti e quello dell’avvio della produzione dei vetri per autovetture nella pisana Saint Gobain.
 “La crisi, l’amore, la radio, l’industria, l’economia, l’incontro tra musiche lontane, le notizie che arrivano d’oltreoceano: tutto questo si intreccia con le vicende dei nostri eroi ed è parte dell’opera”, leggiamo nelle note di sala, e saranno, infatti, annunci radiofonici della neonata EIAR a precedere molti dei  numeri musicali (arie e duetti, inframmezzati da recitativi) in cui è diviso il lavoro. D’altra parte, i riferimenti storici così diretti permettono quasi di parlare di una ripresa del concetto di opera-cronaca già utilizzato da Brecht e, pur se con un linguaggio musicale completamente diverso, da Luigi Nono in Intolleranza 1960.
Marco Simoni, diploma in composizione al Conservatorio di Milano e laurea in Ingegneria Elettronica, compositore di musiche per teatro, cinema e per la Rai, affida la parte strumentale a un violoncello e un pianoforte, che talora aprono le scene con interessanti  preludietti. La scrittura musicale presenta chiari influssi di jazz, swing e ragtime, ma questo non esclude squarci lirici che possono far pensare alla tradizione musicale pucciniana se non al verismo.  Il pianoforte spesso caratterizza la parte di Riccardo, il tenore Fabio Mario La Mattina, con un ritmo più allegro e vivace (viene da pensare al “benessere”), mentre il violoncello, con interventi più duri e tristi (la “povertà” che incombe) distingue la vicenda di Antonio, il baritono Stefano Trizzino e di Giulia, l’ottimo soprano Mariacarla Seraponte.

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